venerdì 8 settembre 2017

Fascisti come tanti: Federico Florio, l’ardito toscano che accettava qualunque scontro

“A Prato, fin dall’anteguerra, i semi di zucca e i lupini costavano assai più delle legnate: Tamburini ed io ne sappiamo qualcosa. Tutte le domeniche erano botte da orbi: Tamburini era più matto di me, e io più di lui, ma, da buoni amici, s’andava d’accordo nel buscarle insieme dai piazzaioli di Vaiano di Campi e di Galciana, che si sfogavano sulle nostre spalle contro la guerra di Libia e la festa dello Statuto.
Tamburini, diventato poi il capo del Fascio di Firenze, si è vendicato di quelle legnate pratesi spianando il gobbo ai fiorentini: e anch’io mi sono ripagato a usura come meglio ho potuto.”
Questo, se dobbiamo credere a Malaparte, il clima che si respirava a Prato prima del conflitto. Dopo, quando cominciarono a tornare a casa ex Arditi e Legionari fiumani, la situazione non poteva che peggiorare.
Tra essi, Federico Guglielmo Florio, che era stato volontario di guerra e poi Comandante di Plotone Mitraglieri del 13° Reparto d’Assalto, e, infine, tra i pochi presenti a Fiume ininterrottamente, dalla “Marcia di Ronchi” al “Natale di sangue”. Conosciuto da d’Annunzio e da Mussolini, perché il Comandante lo invierà, a novembre del 1919, con una quarantina di suoi Arditi, a Milano, per proteggere la campagna elettorale fascista e fare la guardia al Popolo d’Italia.
http://www.ilprimatonazionale.it/approfondimenti/fascisti-come-tanti-federico-guglielmo-florio-69366/

Nessun commento:

Posta un commento

A NOI,

NUNQUAM DEORSUM!