mercoledì 16 dicembre 2015

Dualismo Arti marziali e OPPT 1776.

Come vincere un incontro stradale/sportivo o con il SISTEMA, utilizzando strumenti di autodifesa, lotta psicologica e condizionamento al combattimento.

Ci sono alcuni video datati che girano nel web sul wrestler Billy Robinson, scomparso l'anno scorso. In uno di essi, egli racconta come riusci' facilmente a sottomettere un famoso e forte pesista nei primi anni '70. Dopo averlo atterrato più volte, Billy Robinson racconta che il 'weightlifter' sconcertato gli chiese: "Che cosa ti rende così bravo?"

La risposta di Billy Robinson:"Non sono io ad essere tanto bravo. Sei tu che non conosci niente!"

Il punto della storia è quello di dimostrare che il segreto di tutto, sono abilità e conoscenza, al contrario della forza, e cio' riassume il motivo per cui ogni Artista marziale, ogni eterna essenza, in corpo vivente, puo' avere un esito positivo o negativo in una contesa.

Quanto importanti sono gli strumenti di combattimento?

Molti fattori determinano il successo o il fallimento in combattimento: il vostro livello di forma fisica, come gestite la paura, le tue competenze e così via, ma realisticamente, la Conoscenza precede e determina tutti loro.

L'esempio evidente è rappresentato dalla vostra abilità. Che tu sia sulla materassina/ring/gabbia, in una situazione di autodifesa o davanti alle vessazioni SISTEMICHE, è necessario conoscere un insieme di tecniche per riuscire a combattere. Se volete maggiori probabilità di vincita, meglio di un semplice caso di fortuna, la Conoscenza è la chiave di tutto. È necessario studiare una serie di tecniche, assicurandosi che si adattino al tipo di contatto a cui ci si sta preparando. Poi si imparera' ad integrarli con continuità, in modo da sapere come impostare la transizione tra le diverse tecniche di combattimento. Migliori saranno tecniche e integrazione, migliore sara' il combattimento. Per molti individui questo è il tipo di Conoscenza che definisce un'Arte "marziale."

Purtroppo molti di quegli stessi individui, spesso non ci riescono quando combattono e reagiscono. Vuol forse dire che la loro abilità e' scarsa o che la loro Conoscenza è falsa? Forse, ma è anche probabile che dovrebbero comprendere che le loro conoscenze sono un po' troppo ristrette... E 'ciò che non conoscono sono preparazione fisica, psicologia ed esperienza, anche collettiva.

Il valore di psicologia e allenamento.

Una fattore che gli artisti marziali e le eterne essenze spesso rigettano e' la preparazione Atletica. Troppo spesso considerano superflui, gli aspetti che ti migliorano fisicamente, credendo che non influiscano molto sulle abilità. Il problema di questo atteggiamento è dovuto alla gente che diffonde Ignoranza su ciò che l'esercizio fisico è, e a cosa serva. Ogni artista marziale ed eterna essenza che si prende il tempo per imparare i vantaggi della preparazione Atletica, sta contemporaneamente imparando un modo per migliorare anche marzialmente ed animicamente.

E la vera Conoscenza aiuta a fare il tutto meglio.

Gli Artisti marziali e le eterne essenze possono inoltre avere un 'punto cieco' anche nella psicologia. Se abituati a praticare in relativa sicurezza nella sola sala corsi, nei siti sociali, etc., saranno sorpresi dalla loro stessa paura e paralisi quando avranno effettivamente bisogno di combattere e reagire. Questo è vero in un combattimento sportivo come lo è per legittima difesa e 'diritti risarcitori'. Un sacco di ricerca è stata eseguita su come gli individui reagiscono ad aggressioni e conflitti. Alcuni esperti di auto-difesa ne hanno fatto la base di interi sistemi/metodi. 
Se un artista marziale/eterna essenza addestrata fallisce in una lotta a causa della paura paralizzante o qualche altro problema tecnico mentale, tipo la diffidenza, si dovrebbe incolpare nuovamente la sua mancanza di Conoscenza, in particolare, non capisce le risposte automatiche che tutti gli esseri umani condividono, e non sapendo come gestirli, può reagire malamente in condizioni di stress.

La cosa principale che distingue un Artista marziale ed eterna essenza in una lotta è, ripeto, la Conoscenza: quella di strumenti e tecniche di combattimento, e della scienza psicologica nella lotta x  la Vita!


Quae nocent docent, nunquam deorsum: Nobis!

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Yvan.Neo

sabato 12 dicembre 2015

Il concetto di ciò che IO definisco "sicurezza individuale" (Individual Safe)

Il concetto di ciò che IO definisco "sicurezza individuale" (o autodifesa) si può definire come la propria capacità gestionale verso una situazione critica, una disputa (anche non violenta) o un’aggressione fisica vera e propria, tra se o individui a noi vicini ed altri soggetti. 
Tengo a precisare e ricordare che l’unica soluzione priva di rischi (almeno nell’immediato) alle condizioni sopra citate, è a ragion di logica, la totale mancanza di un eventuale scontro fisico, che potrebbe evolversi in una indefinita e pericolosa “escalation” del rischio per se, ma sopratutto per coloro a noi vicini.
Inverosimilmente, nella comune opinione pubblica, è molto diffusa l'idea che sotto il nome di autodifesa, vengano trattate quell’insieme di tecniche ed insegnamenti, prevalentemente di origine orientale, atte ad atterrare un ipotetico aggressore prima che egli lo possa fare. 
In realtà l’autodifesa per civili comprende tecniche difensive sia fisiche che psicologiche dalle più comuni aggressioni, trasmesse attraverso le seguenti attività:

- studio di arti marziali specializzate nell'autodifesa e del corretto atteggiamento mentale (studio dell’ambiente circostante, controllo della paura e degli stati emotivi); 
- uso di articoli dissuasivi (armi improvvisate, spray, allarmi, oggetti comuni, etc.); 
- possesso di un'arma (eventuale Porto d’armi);
- utilizzo di guardie del corpo.

E doveroso al riguardo, elencare le principali tre branche esistenti all’interno del “universo arti marziali”, in modo da chiarire, specialmente ai profani o neofiti, interessati ad un eventuale avvicinamento o approfondimento di tali settori, le varie e specifiche differenze:

1.  arti marziali 
2. sport da combattimento armati e disarmati, quest'ultimi a loro volta suddivisi in specialità di colpi, lotta o la miscela di entrambi. 
3. arti marziali specializzate nell’autodifesa (anche dette autodifese specifiche o sistemi/metodi d’autodifesa)

Le arti marziali, nate in origine come arti da combattimento di difesa e/o da guerra, si sono nel corso del tempo (almeno per la maggior parte di esse), tramutate in "attività sportive" perdendo quelle fondamentali caratteristiche di brutale realtà ed efficacia che nel passato più o meno recente le accompagnavano. 
Si può affermare che attualmente le arti marziali possono essere nobilmente praticate per sport, filosofia, religione, allenamento, etc., senza ricercare forzatamente una specializzazione nell’autodifesa (specialmente reale e psicologica contro le aggressioni armate).
Gli sport da combattimento, ovvero il settore d'allenamento sportivo agonistico delle arti marziali, prepara l'atleta ad affrontare incontri di varia durata, suddivisi in specifiche aree, regolamenti, riprese e categorie di peso). 

Le arti marziali specializzate nell’autodifesa invece, si differenziano dalle precedenti categorie per due caratteristiche fondamentali:

1. studio e applicazione: devono essere studiate ed applicate nel modo più efficace e rapido possibile, senza esclusioni di colpi; 
2. durata e varietà: deve preparare l'allievo/a ad affrontare scontri che durano pochi secondi contro le molteplici tipologie d’aggressione.

Lo scopo quindi non è ovviamente quello di affrontare un solo avversario, attraverso una forma o un combattimento sportivo regolamentato, ma quello di terminare un solo eventuale scontro fisico a proprio favore nel più breve tempo, evitando o limitando possibilmente ferite. 
Le arti marziali specializzate nell’autodifesa sono studiate proprio per raggiungere tale fine, continuando comunque a prendere spunti tecnici da tutte le altre arti marziali e sport da combattimento e legandosi quindi indivisibilmente a loro.
Lo studio di arti marziali specializzate nell’autodifesa, non prevede prescrizioni particolari tranne il possesso di idonea e sana costituzione. 
Per quanto riguarda gli articoli dissuasivi, come per esempio gli spray anti-aggressione, non ci sono prescrizioni particolari (anche se in Italia ci potrebbero essere dei problemi legali nel porto e nell'utilizzo di solo alcuni di questi dispositivi). 
Per il possesso di un’arma le prescrizioni si fanno invece più severe. Infatti è necessario il relativo Porto d'armi (almeno nel caso in cui si voglia portare con se o trasportare l'arma) che verrà rilasciato dagli organi competenti solamente a fronte di debita e giustificata documentazione (compresa la verifica di pendenze penali).
L'utilizzo di guardie del corpo non prevede prescrizioni particolari, tranne quello di averne la reale necessità (a causa della spesa economica), anche se è doveroso sottolineare che nella "Republic of Italy SPA", tale professione formalmente è inesistente in quanto il servizio di protezione "personale" appartiene esclusivamente al Governo Corporativo, con l’unica eccezione consentita al singolo "cittadino" derivante dall’applicazione della legittima difesa (ma in recenti casi i legittimati sono stati inquisiti...).
L’autodifesa quindi, deve essere considerata come una “cultura o coscienza di prevenzione” adattabile a tutti, uomini e donne di qualsiasi età, condizione e costituzione (ed anche ai bambini).

Lo studio di un arte marziale specializzata nell’autodifesa, prima di tutto deve infondere una equilibrata fiducia in se stessi connessa ad una reale conoscenza dei rischi e delle violenze connesse alla società economicamente iniqua in cui viviamo. 

Un “atteggiamento di difesa preventiva” verso gli insidiosi e tutt’altro che rari pericoli esistenti, partendo però da due principi essenziali:

- essere realmente preparati (da istruttori qualificati) a ogni situazione;
- servirsene esclusivamente per la sola difesa e mai per l’offesa.

Quae nocent docent, nunquam deorsum: Nobis!

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Yvan.Neo

venerdì 11 dicembre 2015

Apparenza senza sostanza...

Un breve saggio per sottolineare le motivazioni che pongono al giorno d’oggi più enfasi sulle apparenze (per esempio gli integratori, l'ultima novità fitness o le tecniche marziali cinematografiche...), ancor prima di comprendere la sostanza (per esempio i principi dell’allenamento, della biomeccanica e della realtà del combattimento).

Il motivo è drammaticamente semplice e rapidamente riassumibile! 

Il ruolo di educatore oggi spetta ai mezzi di comunicazione, social networks inclusi. 
Chi ne ha interesse? Commercianti/imprenditori. 
Chi possiede la TV? Commercianti/imprenditori. 
Chi possiede le riviste? Commercianti/imprenditori. 
Chi possiede i quotidiani? Le banche, sempre commercianti/imprenditori. Etc.

Ora, un commerciante cosa vuole? Vuole fare soldi, arricchirsi, guadagnare. 
Esula totalmente dal suo interesse educare positivamente le masse. Una popolazione sana, educata, sobria, realistica, economica, dedita al rispetto è una società anticonsumo... antiego... quindi per essi economicamente ed egoisticamente svantaggiosa.

I mezzi di comunicazione di massa si occupano quindi di solleticare i bassi istinti degli umani, accidia, sessualità, gola, apparenza... al fine di spingerli a consumare, pagare, seguire, imitare, idolatrare!

Far credere ad una realtà fittizia che esiste solo sugli schermi, dando origine a generazioni dedite all'happy hour, alla vita notturna, alla goliardia, al divertiti più che puoi, alla “morte tua, vita mia”, a una falsa sicurezza marziale... 

Insegnano per il denaro, per il "compro tutto"!

Il buon vecchio allenamento, semplice e realistico o una dieta sobria fanno spendere poco… 
Quindi cercano di convincere che per avere risultati, bisogna comprare o imparare novità sempre più assurde... e giù a spendere. Ti educano a fare gli aperitivi invece che cenare… e giù a spendere…
Ti educano a fare le acrobazie con il coltello invece di combattere... e giù a spendere...

Questo breve saggio è dedicato quindi alle varie eterne essenze incarnate Virtuose. 
Alle eterne essenze incarnate che si dedicano con fatica e amore al miglioramento di se stessi, al superamento dei propri limiti per una crescita umana continua.

Credetemi, NOI dell' ICC non siamo i “poco pubblicizzati”, NOI siamo i normali. 

Abbiamo il rispetto per il dono della vita donatoci dall’Universo e ci impegnamo ad aver cura di esso migliorando noi stessi e gli altri, evitando l'"apparenza senza sostanza"... della società in cui viviamo.

Quae nocent docent, nunquam deorsum: a Noi

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Yvan.Neo

giovedì 10 dicembre 2015

ICC: ASK+BFP

Il duello o rissa da strada, conosciuto grazie anche agli ominimi videogiochi con il termine inglese di "Street Fighting", è usato per definire un combattimento corpo a corpo, solitamente illegale in luoghi pubblici, fra due individui o gruppi di essi. 
Il termine inoltre raggruppa solitamente la connotazione che tali combattenti non sono artisticamente marziali e/o professionisti. Duellare in uno scontro a fuoco non è considerato una forma di rissa per strada dovuto alla relativa natura aconvenzionale. 
La rissa per strada come attività reale è relativamente diffusa, e come ex-buttafuori ne SONO testimone, come pure i sopracitati giochi e video di lotta di questo genere che sono molto popolari.

ICC è inteso invece come arte ibrida marziale, o meglio, condizionamento scientifico di tecniche per la sicurezza individuale (Individual Safe). 
Nasce in Italia nel 2015; essa è una scuola laboratorio votata allo studio scientifico del combattimento totale, efficace e di facile applicazione in contesti reali.

Nota: Responsabilità Individuale Illimitata. 
Ogni forma di violenza può generare azioni violente da legittima difesa e legali ai sensi della Legge Comune (Common Law) e dell'UCC (Uniform Commercial Code) riconciliato alle eterne essenze, in corpo (I-AM): 
violenze domestiche, sul luogo professionale, etc., sono tutti reati di carattere penale. 
La rissa per strada progettata ed effettuata specificamente per causare il disordine civile ed i tumulti possono essere perseguiti con l'accusa di cospirazione e terrorismo, specialmente in questi tempi di "false flag"...

Nunquam deorsum!

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Yvan.Neo

venerdì 4 dicembre 2015

Corpo a corpo militare e civile

Questo mio articolo è stato ripreso pure in Wikipedia, e per Onor di cronaca lo ripropongo..

"Close combat" (tradotto corpo a corpo) è un termine generico che va a indicare un combattimento ravvicinato utilizzato in special modo in confronti con esiti estremamente lesivi o mortal privi di regole, come nei combattimenti militari o di duello. 

CIO' LO DISTINGUE DAGLI SPORT DI COMBATTIMENTO! 

"Corpo a corpo" indica solitamente il combattimento disarmato o che và ad utilizzare armi bianche o ad energia muscolare, quali bastoni, coltelli, randelli, lame, fucili muniti anche di baionette.
Queste arti di combattimento sono abilità militari essenziali anche nella guerra moderna dato che le armi da fuoco possono essere perse, inceppate o rotte, oppure non riuscire ad essere imbracciate. Quando le forze amiche e nemiche vengono a scontrarsi in campi ristretti e confusionali in cui le armi da fuoco e le granate non sono utilizzabili, l'abilità nel combattimento corpo a corpo si trasforma in un bene vitale. 
Vi sono antiche tradizioni di combattimento corpo a corpo: la maggioranza delle culture ha i propri dati storici particolari relativi al combattimento ravvicinato e a specifici metodi di pratica come per esempio la boxe libera (altre varianti sono i combattimenti dei gladiatori della Roma antica e degli eventi medioevali di torneo come le giostre). Le organizzazioni militari hanno sempre istruito i propri soldati nel combattimento disarmato da affiancare al combattimento armato. L'addestramento rimase anche dopo cambiamenti tecnologici importanti nei conflitti quale l'uso della polvere da sparo nelle guerre napoleoniche, la mitragliatrice nella guerra russo-giapponese e nella guerra di trincea della I Guerra Mondiale. 
I metodi di combattimento corpo a corpo come quello Ardito, e con l'uso della baionetta è rimasto comune nell'addestramento militare moderno, benché l'importanza di addestramento sia notevolmente declinata dopo il 1918. 
Durante la II guerra mondiale, il combattimento con la baionetta non è stato sempre insegnato alle reclute: dal 1944 i fucili tedeschi cominciarono ad essere prodotti senza alette per l'innesto della baionetta. 
Il combattimento corpo a corpo urbano, in gran parte, è stato codificato da William Ewart Fairbairn e Eric Anthony Sykes, combattenti inglesi contemporanei conosciuti principalmente per aver creato il coltello da combattimento Fairbairn-Sykes. 
Fairbairn e Sykes lavorarono a Shanghai nella Polizia Municipale ed contribuirono all'insegnamento alle forze armate britanniche di una tecnica rapida, efficace e semplice per il combattimento con o senza armi in situazioni di mischia. Un addestramento simile è stato poi fornito ai commando britannici, alla brigata del diavolo, all'OSS strategico, ai Rangers dell'esercito di Stati Uniti ed ai Raiders marini. Fairbairn ha denominato questo sistema "Defendu" e scrisse varie pubblicazioni su di esso, come fece il suo collega e amico americano Rex Applegate (progettando assieme il famoso coltello che porta i loro nomi). 
Fairbairn si è riferito spesso alla tecnica come al "combattimento della grondaia": un termine che venne usato anche da Applegate insieme a "Sistema Fairbairn". In pratica, tali sistemi militari sono il frutto del lavoro di dozzine e perfino di centinaia di istruttori dedicati e personali, conosciuti e sconosciuti. Altri sistemi di combattimento corpo a corpo moderni che hanno le loro origini nell'ambiente militare sono il cinese San Shou, il sovietico Sambo e gli israeliani Kapap e Krav Maga (che tradotti significano per l'appunto combattimento mano a mano e a contatto). 
La specializzazione e lo stile di addestramento al combattimento vengono sviluppati sia per corpi speciali addestrati per combattere in guerra, ad esempio i corpi d'élite e i commando (che sono unità che tendono ad avere un addestramento molto più completo sul combattimento ravvicinato che la maggior parte degli altri militari) che per uomini che operano in contesti civili (per esempio unità quali le squadre della polizia NOCS o i GIS dei Carabinieri). Il combattimento corpo a corpo è passato in secondo piano dopo la Seconda Guerra Mondiale, ma insurrezioni e conflitti come la guerra del Vietnam, scontri di bassa entità e guerra urbana hanno messo in evidenza l'utilità di addestrarsi in questa disciplina. 
La tecnica di combattimento ravvicinato con le armi è denominato "Close Quarters Battle - CQB" se coinvolge una squadra o un plotone, o "Military Operations on Urban Terrain - MOUT" (conflitto urbano) a livelli tattici elevati. La maggior parte degli istruttori civili insegnano il combattimento corpo a corpo alle forze dell'ordine, ai praticanti di arti marziali o di sport da combattimento, ma l'addestramento ai civili per finalità di difesa individuale è in costante aumento.

Quis nocent docent, nunquam deorsum©: Nobis!

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Yvan.Neo

mercoledì 2 dicembre 2015

Grazie Sijo Bruce...


Il Jun Fan Jeet Kune Do - kung fu fu il felice risultato della ricerca individuale di un soggetto unico nel suo genere, il grande e scomparso Bruce Lee: 

“La sostanza del pensiero è la vera essenza, e il pensiero è la funzione della vera essenza. Pensare all'ESSENZA, definirla col pensiero significa contaminarla, alterarla. Metti a fuoco la mente e mantienila vigile perché possa intuire immediatamente la verità, che è in ogni dove. Libera la mente da abitudini, processi ideativi restrittivi e dallo stesso pensiero ordinario. Gratta via tutta la sporcizia che il tuo essere ha accumulato e metti a nudo la realtà nella sua essenza o nella sua vera identità, il che corrisponde al concetto buddhista di vuoto - L'arte del Jeet Kune Do consiste nel semplificare”. 

Bruce Lee è l’esempio di come un uomo possa far crescere la propria forza interiore al pari di quella esteriore: sono state proprio forza e determinazione, la sua resilienza, a permettergli di sdoganare una filosofia, quella orientale, all’epoca ben poco conosciuta in tutto l’Occidente. Inoltre prima che la nostra cultura si aprisse a Lee, fu egli stesso ad aprirsi ad essa: infatti al fine di raggiungere il perfezionamento nel combattimento, studiò per l’appunto discipline occidentali come il pugilato e la scherma, che intrecciò con quelle orientali grazie ad un rigoroso e preciso lavoro scientifico, che gli permise di traghettare l’Arte Marziale ad un concetto ben più avanguardista rispetto ai suoi tempi (MMA). Tuttavia sarebbe scorretto associare a tale tecnica una visione ‘moderna’. Al contrario egli sarà diffidente verso il “bello” della modernità stilistica del combattimento: 

“Meglio la genuinità dell’aroma delle olive, che si può sempre apprezzare, che non un vino annacquato”. 

Ed il Jun Fan Jeet Kune Do é per l’appunto il risultato di una ricerca non fine a se stessa, ma frutto della continua evoluzione nel campo di quell'Arte Marziale, dall’arcaica saggezza, in grado di perfezionare tanto il combattimento quanto il miglioramento di se stessi, dell’IO SONO interiore e quindi dell’intera esistenza.
Infatti attraverso la pratica e lo studio delle Arti Marziali, come di qualsiasi Arte, e’ possibile ricondursi ad un “nuovo” (o verosimilmente antico) concetto di individuo da non confondersi con l'individualismo moderno: l’individuo stesso diviene libera espressione della propria natura, della propria essenza, più importante di qualsiasi stile, sistema, scuola o dottrina. 
Lee parla di un individuo che deve sapersi adattare alle varie situazioni, senza seguire necessariamente nozionismi derivanti da canoni vincolanti puramente meccanici o tradizionali. 
Egli crede indubbiamente nell’uomo, nelle sue capacità non solo di adattamento (che lo hanno peraltro portato all’apice della scala per ora "ufficiale" evolutiva), ma anche di improvvisazione e immaginazione: crede soprattutto in un uomo che non sia figlio degli schemi, in grado di sorprendere proprio perché unico. 
Un esempio lampante di come si possa creare un parallelismo tra la pratica marziale e la società contemporanea, è il principio del Jun Fan Jeet Kune Do (che ho riprodotto in ICC) dell’ “economia di movimento”, volto ad ottenere il massimo risultato con il minor dispendio energetico. Questo indice di perfezionamento e’ stato fatto proprio dall’economia liberista nel peggiore dei modi: si parla, in economia appunto, di massimizzazione economica o "teorema fondamentale dell'economia del benessere". Essa è basata su un’unico concetto, ossia il massimo profitto, da ottenersi col minimo sforzo. Con tutti i suoi derivati (come quelli bancari…), questo atteggiamento economico applicato alle imprese e corporazioni private, e’ riuscito a svuotare l’ingegno riversando il concetto di “concorrenza” in un orientamento tutt’altro che edificante. In un regime concorrenziale e consumistico come il nostro infatti, lo scontro fra imprese che si sfidano nella ricerca del profitto senza investimento, ha prodotto “scandali” privi di etica. 
Assistendo ad un concetto economico teso al mero profitto, il perfezionamento, anziché essere volto all’impresa e alla realizzazione umana, più importante, e’ volto sempre ed esclusivamente al profitto medesimo (mentalità esclusivamente commerciale). 
Il principio di Lee invece implicava la ricerca del perfezionamento di se stessi.
Egli credeva nel talento innato, ma solo se fatto crescere assieme a delle abilità acquisite (skills): 
“Alcuni individui possiedono sia il fisico adatto, sia il senso della velocità, sia capacità di resistenza nel tempo, una bella cosa! Ma nelle arti marziali tutto ciò che si apprende è acquisito. L'apprendimento di un'arte marziale è simile all'esperienza del Buddismo. 
Entrambe vengono interiorizzati. 
Acquisti la certezza di possedere ciò di cui hai veramente bisogno. E quando ce l'hai, sai che fa parte di te. Fin qui puoi arrivare.
Non riesci a capire tutto? Non ti arrendere. E man mano che progredirai, conoscerai la vera natura della Via, nella sua semplicità. Sia che frequenti un tempio, sia che frequenti un Kwoon (scuola di arti marziale), segui la semplice Via della natura, e vivrai una vita che non hai mai conosciuto”.

L’esperienza nello studio e pratica della Via Marziale hanno permeato profondamente la mia mente, anima e spirito. Grazie ai suoi insegnamenti, mi rendo conto che la mia ricerca ed evoluzione individuale è eternamente accesa. Attraverso le esperienze maturate nelle varie discipline successive al Jun Fan Jeet Kune Do, ho trovato e fondato la mia Via a cui ho dato il nome di Arditi Street Kontact©. Un nome contemporaneamente dettagliato e generico, che significa tutto e niente rendendomi indipendente dal tutto ed allo stesso tempo partecipe del tutto. 
Spero che il saggio Bruce dalla dimensione in cui ci guarda, lo approvi per essere in linea con i suoi illuminanti precetti.
Come scritto sulla sua lapide a Seattle:

“La tua ispirazione ci guida attraverso la nostra individuale liberazione”.

Grazie Sijo Bruce!

Nunquam deorsum!

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Ivan Neo Nocent Benedetto